Wolfgang Amadeus Mozart
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Johann Georg Leopold Mozart

(Augusta, 14 novembre 1719 - Salisburgo, 28 maggio 1787)

Leopold Mozart, in un ritratto anonimo dipinto intorno al 1765, attribuito a Pietro Antonio Lorenzoni.
Internationale Stiftung Mozarteum, Salzburg.
Leopold Mozart

     La storia non è stata generosa con Leopold Mozart: ancor oggi i biografi lo criticano per essere stato un genitore eccessivamente protettivo e sfruttatore dei figli. Del resto Leopold stesso non ha fatto molto per presentare una buona immagine di sé: le sue parole, giunte fino a noi nelle sue lettere, ci presentano un uomo che, come minimo, sarebbe stato poco piacevole da conoscere. E sembra che la stessa impressione la ebbero anche i suoi contemporanei a Salisburgo.

     "Il lunedì di Pentecoste, il 28 maggio 1787, è morto il nostro vice Kapellmeister Leopold Mozart", scrisse l'amico di famiglia Dominicus Hagenauer nel suo diario. "Egli nacque ad Augusta e trascorse la maggior parte della sua vita al servizio della corte qui a Salisburgo, ma ebbe la sfortuna di essere amato meno qui che in altre importanti città d'Europa".

     I musicologi, al contrario, sono meno critici nei confronti di Leopold. Infatti, se non fosse stato messo in ombra dal suo celeberrimo figlio, egli sarebbe ancora ben ricordato come compositore ingegnoso e abile insegnante. Il suo trattato sull'istruzione musicale, Violinschule, pubblicato per la prima volta nel 1756, venne tradotto in varie lingue e diventò un testo di riferimento per la musica europea. E inoltre egli fu il primo e più importante maestro di Wolfgang: tutto ciò che Leopold sapeva, lo insegnò a suo figlio.


     Johann Georg Leopold Mozart nacque nella città di Augusta il 14 novembre 1719: era figlio di Johann Georg Mozart, maestro rilegatore, e di Anna Maria Sulzer. Uscito dalla scuola elementare di Sankt Ulrich, nell'autunno del 1727 Leopold continuò i suoi studi presso i Gesuiti di Sankt Salvator, nel Gymnasium prima e nel Lyceum poi. È significativo che in occasione delle festività scolastiche di fine anno Leopold si sia presentato più volte come cantante sul palcoscenico della scuola: la prima volta, poco meno che quattordicenne, nel prologo del dramma Protasio, re di Arima, e l'ultima, nel settembre del 1735, negli intermezzi della tragedia Cussero, il figlio ribelle del re di Mogor. Ciò lascia supporre che egli possedesse doti precoci e una ben solida preparazione musicale.

     Pare che fosse destinato alla carriera ecclesiastica, ma alla morte del padre abbandonò questa strada e nel 1737 si iscrisse all'Università di Salisburgo. Qui i suoi studi ebbero un inizio promettente: al termine del primo anno superò un difficile esame e venne elogiato per il suo buon lavoro. Ma forse l'abbandono della vita ecclesiastica e l'allontanamento da Augusta non erano abbastanza per soddisfare lo spirito ribelle di Leopold. Il suo successo accademico declinò e nel 1739 egli venne espulso dall'Università.

     Determinato a fare a modo suo, Leopold entrò al servizio del conte Johann di Thurn-Valsassina e Taxis, un canonico della cattedrale, e gli fu dato il titolo di Kammerdiener ovvero valet de chambre. Ma il suo incarico era quello di musicista. Ed evidentemente lo svolse bene, visto che dopo pochi anni venne ammesso a far parte dell'orchestra del Principe arcivescovo. Questa nuova occupazione gli assicurò un reddito regolare.

     Il 21 novembre 1747 Leopold si sposò con Anna Maria Pertl nella cattedrale di Salisburgo: lui aveva ventotto anni, lei ventisette. Sembra che l'unione sia risultata felice: si diceva che "i genitori di Mozart erano ai loro tempi la coppia più bella di Salisburgo". E in effetti non ci risulta che il minimo dissenso abbia mai turbato gli affettuosi rapporti tra i due coniugi. In occasione delle nozze d'argento, Leopold, che si trovava in Italia con il figlio, così scrisse da Milano all'amata moglie: "Oggi è l'anniversario del nostro matrimonio. Sono passati, credo, venticinque anni da quando ci venne la felice idea di sposarci: quest'idea, a dire il vero, ci era venuta molti anni prima. Le cose ben fatte richiedono tempo!"

     L'unione di Leopold con Anna Maria generò sette figli, cinque dei quali morirono giovanissimi. I due che sopravvissero, la quartogenita Maria Anna Walburga e l'ultimogenito Johann Chrysostom Wolfgang Gottlieb (Amadeus), si rivelarono essere due prodigi musicali. L'attività musicale di Leopold diminuì man mano che egli divenne consapevole del talento dei suoi bambini e ne assunse i ruoli di genitore, insegnante, collaboratore e amministratore. Alla fine, per dedicarsi pienamente allo sviluppo musicale dei figli, cessò di comporre del tutto e trascurò i suoi doveri professionali, con grave pregiudizio per la sua carriera presso la corte di Salisburgo.


     Dei cinque Principi arcivescovi dei quali Leopold fu al servizio nei suoi quarantaquattro anni nell'orchestra di corte, due in particolare ebbero una grande influenza sulla carriera di suo figlio. Il conte Sigismund Christoph Schrattenbach era più un amante della musica che un abile amministratore: fu lui a nominare Leopold vice-Kapellmeister nel 1763, concedendogli però nel contempo molta libertà per promuovere la carriera di Wolfgang. Con la benedizione di Schrattenbach, Leopold e la sua famiglia compirono molti viaggi, tra cui il "grand tour" che durò più di tre anni e che li portò fino a Parigi e Londra. Con il successore di Schrattenbach le cose andarono in maniera molto diversa. Anche il conte Hieronymus Colloredo, eletto arcivescovo nel 1772, era amante della musica, ma cercò di razionalizzarne l'utilizzo al servizio della sua corte. Con un temperamento davvero dittatoriale, trattò i musicisti di corte come dei servi, senza fare alcuna eccezione, neppure se essi avevano viaggiato per mezza Europa e avevano conversato con i più grandi sovrani.

     Tutto ciò non piacque a Leopold, che era per natura permaloso e diffidente: il suo scopo principale divenne quello di trovare un impiego per sé e per suo figlio fuori da Salisburgo. Senza dubbio Colloredo si accorse del tentativo di "insubordinazione" dei Mozart e nel 1777 si rifiutò di dare a Leopold il permesso di accompagnare Wolfgang nel suo viaggio in Germania e Francia, al quale prese parte invece la madre Anna Maria.

     Malgrado Leopold facesse ogni sforzo per guidare il viaggio del figlio inviando lettere da Salisburgo, ben presto il controllo degli eventi gli sfuggì di mano. Anzitutto, a Mannheim, Wolfgang cadde innamorato di Aloysia Weber: considerando ciò come una minaccia al successo del viaggio e al futuro del figlio, Leopold incitò Wolfgang a proseguire per la Francia.

     Il colpo successivo fu più grave: a Parigi Anna Maria si ammalò e morì. Leopold non riuscì a capacitarsi della sua perdita. "È misteriosamente triste quando la morte spezza un matrimonio molto felice", scrisse. "Bisogna sperimentarlo per rendersene conto".

     Ma qualcos'altro era stato spezzato, o per lo meno danneggiato: il legame tra padre e figlio. Fu evidente che Leopold considerò Wolfgang quale responsabile per la morte di Anna Maria. Egli però capì anche di avere bisogno del figlio più di prima: dopo che Wolfgang fu ritornato a Salisburgo, fece tutto quanto era in suo potere per trattenerlo lì.

     Era tuttavia impossibile fermare Wolfgang. Quando questi si allontanò da Salisburgo per andare a Vienna, Leopold riversò la sua sorda rabbia sull'arcivescovo. Ma che Wolfgang volesse sfidare suo padre divenne chiaro quando corteggiò e sposò Constanze Weber contro la volontà di Leopold. All'ultimo minuto Leopold diede il suo beneplacito, ma sia lui che suo figlio sapevano bene che si trattava soltanto di una questione di forma.

     Wolfgang, che abitualmente chiudeva le lettere dirette a suo padre con le parole "Sono il vostro figlio più obbediente", cessò praticamente di scrivere a Leopold, occupato com'era con la sua nuova famiglia e con la sua carriera a Vienna. D'altra parte, nelle sue lettere alla figlia Nannerl, Leopold smise di riferirsi a Wolfgang con il suo nome, ma lo indicò semplicemente come "mio figlio" o "tuo fratello".


     Una visita di Wolfgang e Constanze a Salisburgo nell'autunno del 1783 non riuscì a sistemare le cose, ma sembra che l'atteggiamento di Leopold verso suo figlio e sua nuora si ammorbidì un poco quando fece loro visita a Vienna al principio del 1785. Nella capitale austriaca Leopold poté sperimentare la popolarità del figlio nel momento del suo culmine. "Non andiamo mai a letto prima dell'una e non ci alziamo mai prima delle nove", scrisse in una lettera indirizzata a Nannerl. "Pranziamo alle due e mezza passate. Il tempo è orribile. Ogni giorno ci sono concerti e tutto il tempo viene trascorso a insegnare musica, comporre e così via. Tutto questo mi fa quasi impazzire. Se solo i concerti fossero terminati! Mi è impossibile descrivere il trambusto e la confusione. Da quando sono arrivato, il fortepiano di tuo fratello è stato portato almeno una dozzina di volte in teatro o in qualche altra casa".

     In precedenza, Leopold aveva orgogliosamente narrato una conversazione avuta con Franz Joseph Haydn, forse il compositore allora più ammirato in Europa: "Haydn mi disse: 'Davanti a Dio e in tutta onestà, vi dico che vostro figlio è il più grande compositore che io conosca di persona o di nome. Egli ha buon gusto e, cosa ancora più importante, ha una profondissima conoscenza dell'arte di comporre'".

     Una prova dell'avvenuta riconciliazione può essere visa nel fatto che Leopold, poco prima della sua partenza da Vienna, fu ammesso nella loggia massonica di cui già faceva parte il figlio. A quel punto essi erano più che padre e figlio: erano "fratelli". Ed è con questo spirito che in seguito Wolfgang scrisse al padre morente a Salisburgo (lettera del 4 aprile 1787):

     "Proprio in questo momento ho ricevuto una notizia che mi angoscia molto, tanto più che avevo saputo dalla vostra ultima lettera che, grazie a Dio, stavate bene dopo tutto. Ora invece apprendo che state veramente male. Devo dirvi che ho un grande desiderio di sentire notizie rassicuranti da parte vostra. E ne attendo con fiducia, sebbene mi sia abituato ad aspettarmi il peggio nella vita. Poiché la morte, se la consideriamo da vicino, è il vero obiettivo della nostra esistenza, in questi ultimi anni io ho sviluppato relazioni così strette con quest'ottima amica del genere umano, che la sua immagine non solo non mi terrorizza più, ma anzi mi calma e mi consola! E ringrazio Dio di avermi graziosamente accordato l'opportunità (voi sapete ciò che intendo dire) di imparare che la morte è la chiave che apre la porta alla nostra vera felicità. Non vado a letto senza pensare che (per quanto giovane io sia) l'indomani forse non ci sarò più. [...] Spero e confido che mentre sto scrivendo questa lettera, voi stiate meglio. Ma se, contrariamente a tutti gli auspici, voi non steste guarendo, io vi imploro di non nascondermelo, ma di dirmi tutta la verità o di incaricare qualcuno di scrivermela, affinché io possa venire fra le sue braccia quanto più rapidamente sia umanamente possibile. Ve ne prego per tutto ciò che è sacro sia a me che a voi".

     Wolfgang non avrebbe mai più rivisto suo padre.

     Il lunedì di Pentecoste, il 28 maggio 1787, Leopold, quest'uomo devoto, intelligente e complicato, morì all'età di sessantotto anni. Egli era vissuto abbastanza a lungo per vedere in prima persona l'apoteosi di suo figlio: e probabilmente comprese che lui stesso era stato di gran lunga eclissato. Il suo più grande successo fu al tempo stesso il suo personale fallimento più amaro.

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Marco Murara
Ultima revisione: 1 gennaio 2000