Organico | Soli (soprano, tenore, baritono, basso), coro e orchestra (archi, flauti, clarinetti, oboi, fagotti, corni, trombe, timpani) - Continuo (cembalo e violoncello) nei recitativi |
Data | Ottobre 1789 - gennaio 1790 (33 anni) |
Luogo | Vienna |
Prima | Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790 |
Edizione | Schott, Mainz 1795 |
Testo | Lorenzo da Ponte (vedi) |
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Personaggi |
| (voci) | (primi interpreti) |
Fiordiligi | soprano | Adriana Ferrarese del Bene |
Dorabella | soprano | Louise Villeneuve |
Despina | soprano | Dorotea Bussani |
Ferrando | tenore | Vincenzo Calvesi |
Guglielmo | baritono | Francesco Benucci |
Don Alfonso | basso | Francesco Bussani |
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Trama | In un caffè di Napoli, i due giovani ufficiali Ferrando e Guglielmo, sfidati dal vecchio filosofo Don Alfonso, scommettono sulla virtù delle loro fidanzate, le sorelle Fiordiligi e Dorabella. Per mettere alla prova la loro fedeltà, i due fingono di partire per la guerra e quindi, aiutati da Don Alfonso e dalla fantesca Despina, si travestono da albanesi e iniziano a corteggiare l'uno la fidanzata dell'altro.
Le due fanciulla cadono nella trappola e giungono a firmare un finto contratto di matrimonio con i due stranieri. A questo punto "tornano" Guglielmo e Ferrando: benché assai imbarazzate, Dorabella e Fiordiligi sono costrette a confessare la verità ai fidanzati delusi. Don Alfonso riesce a riconciliare tutti, vincendo la scommessa. |
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Note |
Locandina della prima rappresentazione dell'opera.
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L'opera, rappresentata per la prima volta il 26 gennaio 1790, non venne accolta dal pubblico viennese con eccessivo calore. La morte dell'imperatore Giuseppe II d'Austria, avvenuta il 20 febbraio 1790, costituì un ulteriore ostacolo al successo dell'opera, che nel corso dell'anno fu rappresentata solo una decina di volte.
Ingiustamente oggetto di aspre critiche nel periodo del Romanticismo ottocentesco per via dell'apparente frivolezza, l'opera è stata ampiamente rivalutata ed è oggi considerata "un vertice della produzione mozartiana, espressione di pura e inimitabile poesia" (Poggi e Vallora).
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